lunedì 27 maggio 2013

Pozzo Strada: borgate, cascine, fabbriche


Pozzo Strada (in piemontese Podëstrà) è un quartiere della III Circoscrizione di Torino, ubicato nella zona ovest della città ai confini con i comuni di Collegno e Grugliasco e delimitato a nord da corso Francia, a est da corso Trapani, a ovest da via Thures, a sud dalla strada antica di Grugliasco e da via Tirreno
Il termine Pozzo Strada compare già in un documento del 1191, nel quale un certo Guglielmo di Ripulis si proponeva di recare a fare omaggio all'abate di San Solutore di Torino, passando davanti alla locale chiesa. L'area, importante nel basso medioevo, continuò a rimanere di un certo rilievo anche dopo la cessione nel 1498 del priorato di Santcum Sepulcrum Puteo Stratae dal comune torinese ai monaci camaldolesi. Anticamente questo territorio faceva parte di un feudo esterno a Torino, ma vi appartenevano territori di grande importanza strategica. Scrive Amedeo Grossi:
« La zona comprendeva il territorio che va lungo lo stradone di Rivoli, a circa due miglia dalla città, e aveva per confini a levante il canale che attraversava la fossa della città presso la Porta Segusina e lo splato della Cittadella; a nord le cascine Motta; a ponente l'Armano e a sud il fiume Dora. Il quartiere aveva dunque una grande importanza per l'utilizzo che aveva allora la strada che, partendo dalla porta Segusina arriva fino ai comuni di Collegno e Grugliasco. »



Nel territorio di Pozzo Strada e i contigui San Paolo e Cenisia sorgevano moltissime fabbriche, tra cui Lancia, Bertone, Viberti e molte altre anche se la natura del quartiere era chiaramente agricola e paesana come dimostra la presenza in passato di numerose cascine nel paesaggio del quartiere: testimonianze di tale periodo sono ancora visibili nelle cascine del Bussone, Morozzo e Teghillo. Lentamente la nuova edilizia ha soffocato ciò che rimaneva del periodo precedente, tanto che oggi molte di queste cascine sono inglobate nel tessuto urbano, a parte la Cascina Teghillo, un tempo Vigada (che funge da punto di inizio di questo percorso e che oggi è una city-farm-community con servizi di assistenza sanitaria, medico-infermieristica e riabilitativa per ragazzi autistici e con disturbi comportamentali) immersa nel verde dei campi e raggiungibile percorrendo uno sterrato delimitato da gelsi; tuttavia anche queste ultime aree attualmente ad uso agricolo al confine con il comune di Grugliasco saranno interessate dal progetto di Corso Marche, un nuovo boulevard che attraverserà le periferie della città di Torino da nord a sud, secondo il piano di intervento degli architetti Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti.


Origine rurale anche per Borgata Lesna, nato come borgo rurale tra il Seicento e il Settecento e oggi inglobato dentro Pozzo Strada, che deve il suo nome al cascinale Lesna (noto come Il Lesna), appartenuto ai conti di Lessolo e di cui si hanno notizie certe a partire dal 1790; esso rappresenta un esempio di tipica cascina di pianura con viale alberato d'accesso e cappella annessa. Attualmente, la struttura decadente è inclusa all'interno del cortile dell'attuale parrocchia Madonna della Guardia e non è visitabile. Borgata Lesna fu per svariati decenni scarsamente popolato e prevalentemente costituito da campi coltivati, serre e orti, noto per la presenza di alcune cascine e anche per le vicine caserme del Genio Guastatori Ferrovieri. Sul finire degli anni 1920 sorgono le prime abitazioni residenziali, prevalentemente lungo l'asse di via Monginevro o nelle sue immediate vicinanze, come il gruppo di villini tardo-Liberty di via La Thuile. A partire dai primi anni 1960, attorno al primo nucleo di abitazioni e cascine, il quartiere ha visto un'urbanizzazione crescente con la costruzione di numerosi edifici residenziali, giardini pubblici e la chiesa principale ubicata in via Monginevro. Il successivo insediamento del polo scolastico Agazzi - Ottino e il capolinea della linea tramviaria 3 (oggi 15) hanno completato il quartiere, favorendo lo sviluppo successivo arrestatosi intorno alla metà degli anni 1970. A partire dai primi anni Duemila il quartiere sta rivivendo un nuovo impulso edilizio che lo ha visto ampliarsi anche oltre l'asse di via Monginevro. Borgata Lesna possiede una polisportiva di basket, volley, calcio, sci e fitness, fondata nella parrocchia Madonna della Guardia di via Monginevro 251 nel 1962, denominata A.S.D. Kolbe e una squadra di calcio locale chiamata A.S.D. Borgata Lesna


Punto di aggregazione sociale e spirituale del quartiere è la Chiesa della Natività, di cui si hanno notizie a partire dal 1498 quando viene costruita la chiesa di Santa Maria del Sepolcro o Santa Maria di Pozzo Strada, considerata una delle chiese più antiche di Torino pur nonostante, al tempo, non facesse parte del comune ma si trovasse in aperta campagna nel circondario. Durante il duro assedio del 1706, la chiesa di Santa Maria fu adibita a polveriera e poi completamente rasa al suolo. Venne riedificata a partire dal 1712 per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia: la nuova chiesa, consacrata nel 1777, venne intitolata alla Natività di Maria Vergine.

Al fondo di Via Bardonecchia, attraversato Corso Peschiera si incontra l’area dove si trovava lo stabilimento Capamianto costruito nel 1911 per la lavorazione e il trattamento dell'amianto. Soggetto, verso la fine degli anni Venti, a un ampliamento che lo porta a ricoprire un’area complessiva di 22.000 metri quadrati, viene dismesso nel 1968 in seguito alla chiusura della fabbrica. L’area dello stabilimento, demolito definitivamente nel 1997, ospita attualmente un giardino municipale con giochi per bambini inaugurato nel 2003 dedicato alle giovani vittime di Beslan; difronte la sede provinciale della FIOM.

L’intervento di recupero architettonico più interessante del quartiere è rapresentato dalla ristrutturazione dell’insediamento industriale per la produzione dolciaria della “Venchi Unica”: il complesso industriale tra i corsi Francia e Marche del 1921, progettato dall’ingegner Corrado Gay, copriva un’area di 100.000 metri quadrati e ospitava le produzioni dell’Unica, polo industriale che riuniva aziende di grande tradizione dolciaria. Dopo il 1934, con la fusione con la Venchi (il cui stabilimento si trovava precedentemente tra Corso Belgio e Corso Regina Margherita), lo stabilimento venne modernizzato per avviare nuove produzioni, fino al fallimento e alla chiusura alla fine degli anni Settanta. 
La struttura oggi ospita l'ufficio dell'anagrafe al piano terra, una comunità alloggio madre-bambino, un centro socio-terapeutico, posti ai piani superiori e una serie di spazi polifunzionali.

Sempre sulla area dismessa dalla ex-Venchi-Unica, oltre a una serie di condomini con negozi, un parcheggio pluripiano e un parco pubblico, è stata costruita la chiesa intitolata a San Leonardo Murialdo, fondatore della congregazione di San Giuseppe, la cui struttura, dalle geometrie essenziali, è stata progettata dall'architetto Dante Salmè. Presenta un campanile esterno a pianta quadrata che si rastrema verso l'alto e un interno ampio, semplice e luminoso, in cui risaltano le travi in legno chiaro.



Per una sosta gastronomica a inizio o fine del percorso: Trattoria San Domenico  in Strada della Pronda, 15/B gestita dal 1969 dalla famiglia Corona originaria di Genuri provincia di Cagliari: qui, infatti, il protagonista è il pesce, freschissimo e in un menù di mare aggiornato giornalmente, e la Sardegna, in tutte la sue versanti culinarie di terra e mare; l'ambiente è grande e ricorda quei ristoranti/trattorie tanto in voga tra gli anni '80 e '90; i tavoli sono tanti e, soprattutto la sera, tutti occupati; tuttavia sia il servizio che i piatti riescono ad essere buoni e il personale rimane gentile, attento e disponibile. C’è la possibilità di provare dei menù degustazione (di terra, mare e sardo) particolarmente abbondanti e paella il venerdì sera; i prezzi sono buoni (cozze alla marinara - 9 euro, spaghetti ai frutti di mare - 10 euro, culurgiones - 8 euro, seadas - 5 euro) considerando l'abbondanza delle porzioni servite.

Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 143 a pag. 151


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